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La Semente, cooperativa sociale, parte di Agrisocial Network

Ha preso il via formalmente l’attività del Gruppo Operativo “AGRISOCIAL NETWORK”, il contratto di rete che riunisce Cooperative Sociali, Imprese Agroalimentari, Associazioni ed Enti di Ricerca finanziato dal PSR UMBRIA con la misura 16.1.
“Il progetto è stato promosso da Confcooperative Umbria e Legacoop Umbria – esordiscono Carlo Di Somma ed Andrea Bernardoni presidenti del settore della cooperazione sociale delle due Centrali Cooperative – e vede coinvolte le più rilevanti ed innovative cooperative sociali di tipo a) e di tipo b) operanti in Umbria”.
Nel contesto del gruppo operativo, noi de La Semente avremo il ruolo di coordinare diversi tavoli di service design orientati alla creazione di modelli di servizio nel campo dell’agricoltura sociale, grazie alle nostre specifiche competenze in questa disciplina e grazie alla nostra esperienza.
“Il partenariato coinvolge 42 attori – esordisce il Presidente del Gruppo Operativo e Segretario Regionale di Confcooperative Lorenzo Mariani – e per numero e qualità dei soggetti coinvolti è il più rilevante Gruppo Operativo incentrato nell’agricoltura sociale finanziato dai PSR Regionali. Obiettivi principali del progetto sono sostanzialmente tre: dare valore aggiunto ai prodotti dell’agricoltura sociale attraverso la predisposizione di un disciplinare di certificabilità ed un marchio di riconoscibilità; la codificazione di processi produttivi in agricoltura volti all’inclusione lavorativa; la definizione di un processo di accreditamento dei servizi socio-sanitari connessi all’agricoltura sociale”.
“Il progetto è assai complesso – prosegue il Project Manager Enrico Libera – con 3 filoni principali che si dipaneranno in 10 azioni e 41 sotto-azioni. In questo percorso ci avvarremo del supporto scientifico dell’Università di Perugia, dell’Università di Pisa e dell’Euricse di Trento”.
“La Giunta Regionale osserva con grande attenzione la crescita del fenomeno delle fattorie sociali – esordisce l’Ass. Roberto Morroni – preannunciando la prossima pubblicazione di un bando con 1,8 milioni di euro per le imprese che praticano agricoltura sociale”. “E’ auspicabile che dal GO possano scaturirne reali opportunità di valorizzazione commerciale unitamente a contenuti utili per portare a compimento il percorso regolamentare della Legge sulle fattorie sociali ed i presupposti per l’accreditamento dei servizi rieducativi, terapeutici e riabilitativi connessi all’agricoltura sociale”.

L’impresa creala! | Il workshop di Fondazione Compignano e La Semente

Ha preso il via ieri 4 ottobre il workshop gratuito “L’impresa, creala!”, promosso dalla Fondazione Compignano e realizzato da “La semente – coltivatori d’intenti”.

Un corso dedicato a tutte le persone che hanno un sogno nel cassetto. Un’idea, nata magari nei momenti di vita più improbabili ma maggiormente ispirati: una birra tra amici, una canzone in macchina, un tramonto. Capita spesso di sottovalutare queste illuminazioni, perché cariche di emozione, di slancio e magari, proprio per questo, disordinate e apparentemente irraggiungibili. Non dobbiamo compiere questo errore. Non dobbiamo cestinare ciò che nasce dalla pancia! Abbiamo piuttosto l’opportunità di portarlo gradualmente verso le zone alte: in testa, con ragionevolezza.

Ecco, allora, “L’impresa, creala!”, un workshop che ha lo scopo di rendere lineare, quindi percorribile, il caos fascinoso in cui versa qualsiasi idea allo stato embrionale.

Augusto Coli, presidente della Fondazione Compignano, ha introdotto ieri sera il senso del workshop sulla capacità di imprese. Una classe di 18 persone, con una buona presenza di genere, di età e dalle aspirazioni diverse. Molto importante è stata anche la presenza di ragazzi da Compignano, i quali svilupperanno dei progetti che porteranno alla crescita della stessa Fondazione.
 
Per noi de La Semente è un vero piacere avere questa partnership con la Fondazione Compignano, sia per ciò che riguarda il business design che per tutto ciò che concerne l’innovazione nel mondo del terzo settore in continua evoluzione. 
Il corso è gratuito e prevede 11 incontri che si svolgeranno a Compignano, sede della Fondazione che lo promuove e lo finanzia. Ogni giovedì (escluso giovedì 1° novembre), dalle 17.30 alle 20.30 presso la sede della Filarmonica di Compignano, fino al 20 dicembre.

Analizzeremo il contesto di riferimento, dove è nata l’idea, per capire quali sono le tendenze sociali, economiche, giuridiche e politiche di riferimento… Dove siamo?

Proseguiremo con l’analisi dei valori e della clientela, il nostro spirito e il nostro target, al fine di poter individuare le aspirazioni reali ed i prodotti e servizi maggiormente indicati… Verso chi, perché e con quale bene ci incamminiamo?

Concluderemo mettendo nero su bianco il nostro modello di business, l’impalcatura del nostro fare affari nelle componenti essenziali quali canali, relazioni, struttura dei costi e dei ricavi, attività e risorse chiave, partnership… Come e con chi compiamo il nostro percorso?

User Journey Map: mappe speciali per un cammino condiviso

Quali sono le persone che voglio raggiungere? Di cosa hanno bisogno? Come queste persone cercano di ottenere gli obiettivi che si prefiggono? Cosa usano e in quale ordine? Perché compiono quella scelta? Cosa provano tali persone nel tentativo di raggiungere il risultato desiderato?”.

Sono queste solo alcune delle domande, tanto complesse quanto mirate, che chi si appresta a elaborare un prodotto (sia esso materiale o legato al mondo dei cosiddetti ‘servizi’) dovrebbe porsi. Calarsi nell’esperienza, immedesimarsi nel cliente, cercare di raggiungere così non solo il proprio obiettivo, ma anche e soprattutto quello dei customer.

Si chiama “user journey map” o del ‘percorso utente’ ed è uno dei metodi più adatti per perseguire questa scelta. La user jouney map può essere spiegata come la “rappresentazione sintetica dei passaggi che fanno le persone tra i canali messi loro a disposizione (sito, app, sportello/punto vendita, etc.) per raggiungere un obiettivo“.

Usarla aiuta a rendere chiari e visibili processi fondamentali per il nostro progetto che altrimenti non riveleremmo.

Abbiamo deciso di applicarla anche nel centro diurno La Semente, dove vengono assistiti giovani e adulti affetti dal disturbo dello spettro autistico. Una buona palestra per il nostro team, composto da validi e qualificati operatori, che, grazie alla discussione stimolata, arriverà a inquadrare i singoli problemi, assicurargli il giusto peso, fino a giungere alla soluzione più corretta.

Come funziona

Nella nostra tabella, disponiamo in riga le attività e in colonna i nostri task. Attraverso questo processo siamo in grado di raggiungere alcuni obiettivi:

  • miglioriamo lo stato attuale;
  • progettiamo e valutiamo il futuro;
  • sviluppiamo una visione con il customer al centro e un’offerta innovativa.

Inoltre grazie alla tabella otteniamo informazioni importanti su:

  • Contesto. Cerchiamo di rispondere alle domande: cosa facciamo per i nostri utenti? cosa fanno loro per noi? In questo modo riusciamo a costruire lo scenario in cui si collocano le interazioni con i customer, rilevandone aspetti positivi e negativi.
  • Personas. Facciamo riferimento ad un profilo utente preciso, dunque analizzando persona per persona e dedicandogli una mappa. Ognuno è ricco del suo vissuto personale e si posiziona in base a previsioni, desideri, ambizioni.
  • Risultati. È una descrizione dei risultati desiderati – che cosa sta cercando di raggiungere il nostro utente?  Elenchiamo tutte le azioni, per quanto possibile, che permettono di raggiungere il risultato. In questa parte, grande importanza rivestono le motivazioni e i bisogni che portano ad agire.
  • Touchpoints. Sotto ogni azione riportiamo tutti i canali e punti di contatto dove i servizi e le persone si incontrano.
  • Fornitura del servizio. Sotto ogni punto di contatto, scriviamo cosa offre il servizio e chi ne è il responsabile diretto.
  • Viaggi emozionali. Si creano delle linee verticali dove inserire l’esperienza della personas (azione – > punto di contatto – > cosa offre il servizio – > esperienza). Qui rispondiamo alle domande su le emozioni: come pensi che la persona si sentiva in quel momento? Utilizziamo una scala da 0 a 10, più alto è il numero, migliore è l’esperienza. Si può rappresentare con una linea con il valore in alto o in basso a secondo dell’esperienza.
  • Blueprint. In basso possiamo mappare l’intervento delle persone che forniscono il servizio ricostruendo collegamenti finché non avremo un modello organizzativo, un quadro completo del funzionamento dell’organizzazione del servizio.
  • Miglioramenti e innovazioni. La mappa ha un obiettivo creativo, di brainstorming rispetto a servizi che abbiamo identificato come deboli. Mostrare le cose nero su bianco, in condivisione aiuta a focalizzarle e a mettere ordine. È allora che riusciamo ad innescare un processo creativo che si alimenta grazie ad un artefatto condiviso.

La forza della user journey map non dipende solo dal fatto che è incentrata sul customer, ma anche dalla possibilità di raccogliere in itinere i dati, di annotare idee e cambiamenti, in maniera dinamica come sono i comportamenti dell’uomo.

 

Sanità in Umbria | Nel 2018, 160 progetti per favorire la vita indipendente e l’inclusione sociale

La notizia dell’impegno della Regione Umbria per favorire, in ambito sanitario, la vita indipendente e l’inclusione sociale arriva proprio il 3 dicembre, Giornata Internazionale per le Persone con Disabilità. “Da gennaio 2018, per la prima volta in Umbria, saranno attivati oltre 160 progetti per favorire concretamente la vita indipendente, l’autonomia e l’inclusione sociale delle persone con disabilità”. A renderlo noto è l’assessore regionale alla Salute, alla Coesione sociale e al Welfare, Luca Barberini.

Una novità che noi stessi da La Semente salutiamo con piacere e che consideriamo un gesto importante, utile a piantare nuovi semi sul territorio nell’ottica dell’inclusione sociale e della programmazione del service design.

Una possibilità, quella dei fondi per l’inclusione sociale, arrivata dopo che la Giunta regionale ha approvato in via definitiva le “Linee guida per la vita indipendente della persona con disabilità”, a seguito di un’ampia fase di partecipazione con l’Osservatorio regionale sulla condizione delle persone con disabilità, le Federazioni maggiormente rappresentative al livello nazionale e i Comuni capofila delle Zone sociali, che realizzeranno concretamente i progetti.

Si tratta di una grande novità in materia di disabilità e di non autosufficienza – evidenzia Barberini – perché per la prima volta, nella nostra regione, non sono istituzioni e servizi a stabilire i bisogni della persona disabile ma la persona stessa, attraverso progetti individuali e personalizzati che tengano effettivamente conto delle esigenze di ciascuno. È un vero e proprio cambio di paradigma, che prevede un approccio innovativo alla disabilità, ponendo al centro la persona e il suo progetto di vita. Si tratta di un percorso atteso da anni, non solo dalle persone disabili e dalle loro famiglie ma anche dalle associazioni del settore, con la comunità che si fa carico di chi è più fragile favorendone autonomia e inclusione”.

L’obiettivo – sottolinea l’assessore – è dare risposte più efficaci ai bisogni, promuovendo un processo d’innovazione culturale, metodologica e organizzativa e riorientando i servizi verso l’autodeterminazione, la promozione dell’autonomia e la piena integrazione sociale delle persone con disabilità“.

A tale scopo – spiega Barberini – con risorse del Fondo sociale europeo 2014-2020, sono stati stanziati quasi 2,4 milioni di euro, destinati alle dodici Zone sociali dell’Umbria, per realizzare 126 progetti sperimentali di vita indipendente. Sono stati inoltre previsti ulteriori 800mila euro con il Fondo nazionale per la non autosufficienza e altri 600mila euro con la nuova programmazione Prina (Piano regionale integrato non autosufficienza), che permetteranno di realizzare altri 40 progetti. I destinatari – continua – sono persone residenti in Umbria, di età compresa fra 18 e 64 anni, con un Isee fino a 25mila euro e in condizioni di accertata disabilità.

I progetti di vita indipendente saranno definiti sulla base delle caratteristiche di ogni singolo richiedente e potranno riguardare percorsi di studio e formazione, lavorativi, di assunzione di carichi familiari, attività di rilevanza sociale, azioni comuni di vita quotidiana, esperienze di coabitazione sociale, tutti mirati all’approccio verso l’autonomia”.

Le modalità di accesso ai percorsi di vita indipendente verranno indicate in un avviso pubblico, predisposto dalla Regione Umbria per assicurare omogeneità di trattamento su tutto il territorio regionale ed emanato nel prossimo gennaio dai Comuni capofila delle Zone sociali. I contributi erogati vanno da 12 a 18mila euro a progetto, per una durata massima fra 12 e 18 mesi. Sono destinati a coprire i costi per operatori, regolarmente contrattualizzati, individuati come assistenti delle persone con disabilità, per la locazione dell’unità immobiliare nella quale viene realizzato il progetto e per l’acquisto di ausili all’autonomia.